Dr. Jekyll e Mr. Hyde.

«Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m’ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l’uomo non è veracemente uno, ma veracemente due.» Scriveva questo, Robert Stevenson nel suo celebre racconto gotico famoso in tutto il mondo sotto il nome di: “Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hyde”.

Il racconto, scritto nel 1886, sembra lo specchio di quello che sta accadendo alla SSC Napoli di Mr. Ancelotti prima e di Mr. Gattuso poi.

Il Napoli non riesce ad essere la stessa squadra per più di una, due partite, cambiando volto molto spesso. Questo in determinate occasioni salva i partenopei, facendo disputare ad essi partite convincenti; ma ecco che il weekend successivo si ripresenta, coi mostri sotto il letto ed i giocatori che hanno tenuto a bada gente come Salah, Cristiano Ronaldo, Manè e Firmino, incredibilmente si perdono contro nomi meno altisonanti.

È un Napoli bipolare: imbattuto nelle coppe, (Champions League e Coppa Italia), ma che in campionato lascia molto a desiderare, disseminando punti qua e là, quando servirebbe metterli in saccoccia.

La partita di Coppa Italia, disputata a San Siro è stata una grande prova di coraggio dei partenopei: a Milano non è semplice per nessuno, specie se contro hai dei mostri come Lukaku (in forma straripante, chiuso da un non sempre perfetto Maksimovic), Lautaro Martinez, De Vrij, Eriksen e via discorrendo…

Una prova coraggiosa, che ha evidenziato ancor di più i tratti evidenti di questo bipolarismo: passare dal concedere una doppietta a Lapadula, al non far segnare Lukaku o Lautaro è un qualcosa di inaspettato.

Tutto merito (o quasi) del mister, che ha saputo spegnere il cervello del centrocampo nerazzurro (Brozovic), praticamente non concedendogli mai la possibilità di fare gioco, grazie ad un mai domo Dries Mertens che con il suo pressing ha costretto il croato spesse volte a forzare la giocata o comunque a cercare scarichi ulteriori (nella maggior parte dei casi Nicolò Barella o i tre difensori).

Il gol del momentaneo e permanente 0-1 lo sigla Fabian Ruiz, che raccoglie uno scarico di Demme, con una finta di tiro manda al bar Brozovic e da fuori area sfoggia un sinistro di rara precisione che si infila dritto nella porta difesa da Padelli; tiro reso imparabile anche da una deviazione quasi impercettibile in diretta di Barella.

Per il resto, un match molto chiuso, statico, solite giocate – ambo i lati – facilmente leggibili dalle compagini. Un paio di occasioni per parte da menzionare, come il tiro di Zielinski che da distanza ravvicinata colpisce Padelli (la palla poi rimbalza sulla mano di De Vrij ma il VAR decide – correttamente – di non optare per il penalty) o ancora: l’Inter che si fa minacciosa da due passi, con Lukaku (che raccoglie un pallone ben custodito e ben servito da Lautaro) non riesce a bucare Ospina complice anche il gioco di gambe che c’è attorno al Belga, (con Manolas che alla fine fa tremare tutti con una deviazione che poteva costare cara agli azzurri).

Davvero poco e nulla da pescare in un match così importante: di sicuro però, dato il risultato, avremmo tanto, o quantomeno più occasioni di cui discutere nel ritorno di questa gara che si terrà il 5 marzo 2020 al San Paolo.

Per il resto, non resta che goderci questa strana annata, iniziata col piglio giusto perso poi col tempo in campionato, ritrovato come per magia in Champions League, in Coppa Italia ed a sprazzi anche in campionato.

Una situazione molto particolare in una stagione davvero altalenante e ricca di colpi di scena; e si sa, quando una squadra alterna stati d’animo contrastanti fra di loro, in così poco tempo, tutto può succedere e a quel punto, sognare non costa nulla.

Matteo Grassi.

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